Fattore umano ed errore umano

Anno 5 Nr. 6 - FOGLIO TECNICO del 24/06/2016

Sentiamo sempre più spesso parlare di “fattore umano”, di “errore umano” e di “affidabilità umana” nelle organizzazioni per la salute e la sicurezza sul lavoro. Le statistiche relative agli infortuni sul lavoro attribuiscono al fattore umano una responsabilità predominante nella maggior parte degli infortuni e dei quasi-infortuni.

In generale per “fattore umano” si intende l’interazione di elementi quali: il lavoro, l’organizzazione e l’individuo che influenzano il comportamento umano e che hanno conseguenze sugli obiettivi dell’organizzazione per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
L’errore umano avviene spesso a causa di una mancata percezione dei rischi a livello individuale e/o dell’organizzazione e la percezione del rischio è un fenomeno cognitivo molto complesso influenzato da diversi fattori: sociali, comunicativi, culturali, ecc.

L’accettabilità di un rischio non dipende solo da vincoli di legge, regolamenti o norme tecniche ma anche da fattori non razionali connessi con la percezione dello stesso, la cultura, l’emotività, l’atteggiamento psicologico, le convinzioni politiche o l’esperienza del singolo e/o della collettività a cui appartiene. Dipende da considerazioni soggettive ed oggettive legate alla natura volontaria o involontaria del rischio, alla familiarità con la situazione, al numero di persone coinvolte in un eventuale evento dannoso, al tipo di evento, al valore che il singolo o la collettività attribuisce alla vita e all'immediatezza ed alla gravità delle conseguenze (le conseguenze più sono vicine all'evento e più sono gravi, maggiore è la percezione del rischio stesso).
L’obiettivo primario dell’approccio “fattore umano” è legato al miglioramento del livello di affidabilità dell’operatore, intendendo con tale termine la probabilità di portare a termine un’azione senza errori in un determinato tempo, e più in generale del sistema all'interno del quale il singolo lavoratore “elemento umano” opera a tutti i livelli di responsabilità, tenendo conto della complessità di tutti gli elementi con i quali si deve interfacciare. Ciò implica evidentemente la tendenza a minimizzare l’evenienza di errori: le più dirette applicazioni connesse agli studi sul fattore umano analizzano infatti l’errore umano, inteso come uno squilibrio tra le componenti del sistema ‘uomo macchina- ambiente’ che provoca un abbassamento dell’affidabilità dell’intero sistema, anche se le singole componenti mantengono elevata affidabilità.
Lo studio dell’errore umano sta avendo un’applicazione sempre più ampia nel campo della prevenzione degli infortuni sul lavoro, associato alle tematiche del carico di lavoro mentale e dell’organizzazione del lavoro. In particolare nel campo della sicurezza sul lavoro viene spesso invocato l’errore umano come generica chiave di interpretazione di molti incidenti, ma dagli studi sull'errore umano e sulle condizioni in cui si verifica si è visto come questo, nella maggior parte dei casi, sia in realtà un “errore organizzativo”, dove la componente umana agisce in seguito a una non adeguata progettazione della sua attività. Le costrizioni organizzative, infatti, giocano un ruolo importante nell'induzione degli errori, in quanto sono in grado di ridurre la soglia di attenzione necessaria per svolgere le operazioni in sicurezza.

Si può intervenire, ad esempio, sugli errori dovuti alle conoscenze tramite una formazione adeguata, e verificando che le informazioni e l’addestramento forniti entrino a far parte del patrimonio culturale degli operatori: in questo modo essi saranno in grado di riconoscere le situazioni di rischio e le azioni da compiere per evitarlo.
Sugli errori dovuti a distrazioni tramite un addestramento mirato a rendere gli operatori coscienti delle loro azioni, svolte spesso per abitudine, ma possono anche essere effettuati interventi che individuino le cause della mancata attenzione per correggerle (lavoro monotono, lavoro con scarsa necessità di attenzione).
Nel caso di errori basati sulle regole serve una costante supervisione di queste, l’aggiornamento e la diffusione delle informazioni sono metodi per evitare l’applicazione di procedure inadeguate o obsolete.
Per le violazioni coscienti delle regole o delle procedure, l’analisi deve valutare le motivazioni alla base dell’errore, definendo se si tratta di una regola o procedura comunque sicura, e che quindi può essere adottata in sicurezza riformulandola, oppure se si tratta di una regola o procedura insicura che non deve essere applicata, e in questo caso la valutazione dell’errore e delle sue motivazioni deve permettere di intraprendere azioni che evitino il ripetersi dell’errore (adeguata formazione alla sicurezza, ma anche interventi strutturali o organizzativi).
Per rendere più efficaci le misure di prevenzione è necessario, quindi, non solo agire sulle macchine, impianti e l’ambienti di lavoro, ma anche intervenire per diminuire il verificarsi di comportamenti caratterizzati da inosservanza di norme operative o regolamentari o comunque non conformi alle comuni pratiche di sicurezza ed al tempo stesso incrementare comportamenti positivi in relazione a tali ambiti.

Fabiano Rinaldi - Presidente Silaq Company


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